"Ischia produce il suo campo grano perfettissimo, vini potenti, ed è abbondantissima di erbaggi, che producono gli orti: gli abitatori dell’isola abitano per le ville, ed è il suo sito per lo più aspro e montuoso. Sorge in lei uno altissimo monte, e quasi nella maggior sua altezza scaturisce un fonte chiamato Abuceto, che è nome anco dell’istesso monte, per quel che si crede, così chiamato dalla moltitudine degli uccelli, però che il resto dell’isola ha grandissima carestia di acque fresche."
[De’ rimedii naturali che sono nell’isola di Pithecusa hoggi detta Ischia di Giulio Iasolino, 1588].
Il medico e filosofo Giulio Iasolino l’aveva scritto più di 400 anni fa: a fronte delle tantissime fonti termali e sorgenti fumaroliche, l’isola di Pithecusa aveva una grande carestia di acque fresche: da bere, per irrigare i campi, in altre parole per vivere. Certo, c’erano le acque dell’Olmitello e quelle di Nitroli, oggi Nitrodi; c’erano quelle della Pera nella Cava dell’Ombrasco (Casamicciola Terme); c’erano altre sorgenti qua e là per "li Casali" dell’isola. Nessuna però in grado di soddisfare le esigenze della più grande isola del Golfo di Napoli. Tranne, appunto, la fonte di Buceto, sita nella parte orientale dell’omonimo monte, in località Fiaiano, al confine tra i due comuni di Barano d’Ischia (cui geograficamente appartiene) e Casamicciola Terme.
La necessità di un moderno sistema di approvvigionamento idrico era talmente sentito dalla popolazione dell’epoca, - parliamo della seconda metà del ‘500 -, che il Vicerè di Napoli, Cardinale Antonio di Granvela, concesse al popolo una serie di di esenzioni fiscali per la realizzazione di un acquedotto che incanalasse le acque della fonte sino al Borgo di Celsa (Ischia Ponte) che all’epoca era la comunità civile e religiosa più importante dell’intera isola. La posa della prima pietra avvenne nel 1590. Il primo zampillo d’acqua nell’antico borgo marinaro, soltanto nel 1759.
A testimonianza dell’opera di ingegneria idraulica realizzata rimane, ben visibile, l’Acquedotto dei Pilastri, al confine tra il comune di Ischia ed il comune di Barano. Rimane ben visibile pure la sorgente, basta raggiungere la strada per il Cretaio e imboccare il sentiero che comincia con una larga scalinata di pietra, fin dentro la parte di bosco dove sgorga l’acqua. Provenendo da Casamicciola Terme, troverete l’imboccatura per il Monte Buceto sulla destra, poco prima di un bello e assai caratteristico maneggio. Viceversa, dalla frazione di Fiaiano l’inizio del sentiero è sulla sinistra, in questo caso dopo la pista per cavalli di cui si è detto poc’anzi.
Lo spettacolo della natura è davvero impressionante. Attraverso un bel bosco di lecci e castagni con un fitta macchia mediterranea dominata da moltissime felci, si arriva agevolmente alla sorgente che all’escursionista compare una prima volta come un rigagnolo d’acqua che scorre giù veloce in una cava. Chiaramente non è così, e una conduttura ben visibile in alcuni tratti della selva dice subito al visitatore che la fonte è più su, a oltre 400 metri s.l.m., e che gli/le toccherà, per raggiungerla, inoltrarsi in una gola umida, inframezzata qua e là da arbusti, rovi e rudimentali cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.
A questo punto entrano in gioco altri fattori: l’abitudine alle asperità della montagna; la conoscenza dei luoghi; l’abbigliamento adatto; il periodo dell’anno e la parte di giornata in cui si decide di effettuare l’escursione.
C’è però un alternativa. Comoda, furba, se volete da poltroni poco avvezzi alle fatiche del trekking, anche se il risultato è poi lo stesso: abbeverarsi alle acque della sorgente. Basta recarsi qualche centinaio di metri più giù rispetto al bosco dove, con l’immaginazione, vi trovate (sic) e c’è una bella fontana pubblica per abbeverarvi in tutta tranquillità con l’acqua di Buceto. Il risultato è lo stesso. Idem per lo scenario, con lo sfondo delle isole di Vivara e Procida che sembra quasi di poter toccare con un dito.
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