Sulla salita che unisce la spiaggia di San Francesco con il belevedere di Zaro, sorge, proprio sotto il tornante che precede il tratto più ripido di strada, il Santuario della Madonna di Montevergine. Semplice, mediterraneo, quest'edificio, più conosciuto come Chiesa di San Francesco di Paola, nacque come luogo di eremitaggio verso la fine del '500, ma è nella seconda metà del XVIII secolo che si ebbe un primo, sostanziale, aumento di volumetria.
Merito di tal Fra Michele Alemanno, un anacoreta che dopo aver vissuto oltre 30 anni sull'eremo di San Nicola decise, in vecchiaia, di trasferirsi in un luogo climaticamente meno rigido rispetto alla vetta del Monte Epomeo. Chiese e ottenne, perciò, i terreni adiacenti alla struttura e la stessa Università di Forio partecipò ai lavori di ampliamento e ristrutturazione dell'edificio, anche -soprattutto- per conservarne il patronato alla stregua di altre chiese presenti sul territorio.
Nell'800, però, la struttura registrò una lunga fase di declino, terminata con la scelta dell'amministrazione foriana di affidare l'eremo di Montevergine a un cappellano che provvide a realizzare il secondo ampliamento dell'area. Nel 1928, l'intera zona venne affidata in enfiteusi perpetua alla famiglia Stead che realizzò una nuova costruzione di fianco alla chiesa; mentre la facciata, il campanile e le tre navate interne sono del 1948.
Detto brevemente della storia, c'è un episodio, per altro ricordato in una lapide marmorea all'esterno della chiesa, che merita di esser raccontato. Il riferimento è al medico e avvocato foriano Giovanni Angelo Patalano (1873-1957) che nel 1901, non ancora trentenne, si prese personalmente cura dei numerosi malati di vaiolo arabo che stava decimando la popolazione di Forio in quell'inizio secolo. Il lazzaretto venne realizzato proprio nella chiesa e, pur in penuria di medicinali e scarsità di mezzi, il medico Patalano riuscì a salvare molte vite mettendo decisamente in secondo piano la possibilità, affatto remota, di essere egli stesso contagiato dall'epidemia. Un atto di eroismo che un secolo dopo, nel 2004, è valso al Patalano l'intitolazione del tratto di strada dell'ex statale 270 che conduce al popoloso quartiere di Monterone.
Nel racconto della chiesa di San Francesco di Paola si intrecciano, dunque, storia civile e religiosa di Forio e dell'isola d'Ischia, ed è forse proprio nelle difficili condizioni di esistenza che per molti secoli hanno segnato la vita sull'isola che va rintracciata una delle ragioni del forte sentimento di fede che tuttora pervade gli ischitani in generale, e i foriani in particolar modo.
Proprio l'irta salita che porta alla chiesa offre una testimonianza preziosa di quel che si va dicendo: lungo le mura della strada, infatti, ci sono decine di edicole votive, ex voto di famiglie residenti in zona a fianco altri piccoli maiolicati che raffigurano invece le stazioni della Via Crucis di Gesù Cristo. Una vera e propria segnaletica simbolica che testimonia la fede dei residenti e anche dei tanti turisti napoletani che le domeniche d'estate partecipano alla santa messa.
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Il culto di San Francesco di Paola, infatti, è fortemente radicato al sud Italia. Oltre a essere patrono del Regno delle Due Sicilie il santo è compatrono della città di Napoli e non stupisce, quindi, che sia molto venerato dai tanti napoletani che hanno casa nei paraggi della chiesa e della splendida, omonima, spiaggia. Un contesto paesaggistico stupendo, ancor più sul far della sera in concomitanza con uno dei celebri tramonti foriani.
Da vedere, all'interno, la tavola di Cesare Calise raffigurante la Madonna, il Bambino e i Santi Francesco di Paola e Caterina d'Alessandria (ridipinta, oltre un secolo dopo, da Alfonso Di Spigna); un crocifisso ligneo del '700; un busto di San Francesco di Paola e altre statue raffiguranti la Madonna e Sant'Anna.
Orario Ss. Messe:
- invernale fer ven 18.00 / fest 10.00 – 18.00
- estivo dom.10.00-19.00
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